Ricordo quel mar dal flutto azzurrino,
che placido s’adagiava sull’arenile
e, al vespro, il rintoccar del campanile.
In aria, un respiro, un sentore salino,
dolce brezza di vermiglio colore.
Tiepida rena, in dorato lucore,
cedeva si molle al mio passo sodo,
qual gozzo, l’anima mia mordea l’approdo.
Non sorgea ancor delle stelle il fulgore,
e’l sol, tumido arancio, in arco piegava.
Qual pace, quell’immago, al cor donava,
vi si spegnea l’ombra di ogni dolore
e, di vagare, manco era il vigore.
Così, al ciel, si volse e muto pregava,
c’ogni gesto tosto, lunse da meco.
Ora ricordo e più non odo che l’eco,
lo zeffiro che il tempo mai non spegne,
del mare argento e nubi rossigne
che il mio cor fiacco ritiene seco.
Ed ancor ne cerca l’antica carezza.
					
					
					
								
					
						Vespro marino. testo di Oldman61